lunedì 24 settembre 2007

La Regione che sogniamo, il Friuli-Venezia Giulia che vogliamo.

Per molti il Friuli – Venezia Giulia non è che una regione di confine, l’ultimo lembo di terra italiana prima dell’Austria, della Slovenia, della Croazia. Per altri, invece, il Friuli – Venezia Giulia è la terra del prosciutto di San Daniele e dei coltelli di Maniago, la terra delle Alpi Carniche e delle spiagge sull’Adriatico, la terra delle fabbriche di Manzano e dei cantieri di Monfalcone, la terra delle grappe e, perché no, anche la terra del caffè di Trieste.
Per noi, invece, il Friuli – Venezia Giulia è la terra dove viviamo, la terra dove siamo nati, la terra che amiamo. Da questa Regione vengono i nostri nonni e i nostri padri, qui hanno deciso di trasferirsi i nostri genitori, qui cresceremo i nostri figli. Per questi motivi, per questo attaccamento, ci sta a cuore il futuro della nostra Regione, ci interessiamo e vogliamo contribuire al dibattito sulle scelte che verranno fatte.
La nostra terra sta attraversando una fase di repentini cambiamenti in tutti i campi, dall’economia alla composizione demografica. A partire dagli anni ’90 le nostre fabbriche e le nostre industrie hanno passato un periodo di crisi e difficoltà. Un periodo che ha lasciato segni indelebili tra tutti i piccoli imprenditori che hanno intrapreso una strada e non sono riusciti a portarla a termine, tra tutti i grandi industriali costretti ad adeguarsi al mercato globale e ad aprire stabilimenti all’estero.
La Regione che sogniamo è una Regione in grado di venire incontro alle esigenze di questi piccoli imprenditori, una Regione che si batte per una “fiscalità di vantaggio” in grado di renderci competitivi con tutti i paesi confinanti. In Austria la tassazione che colpisce le imprese è molto più bassa e in Croazia ci sono molte facilitazioni burocratiche per chi vuole investire. Con l’entrata della Slovenia in Europa, inoltre, molto presto saranno stanziati contributi a fondo perso che potranno arrivare fino al 50% dell’investimento fatto oltreconfine.
Con queste realtà dovremo fare i conti, a questa realtà dobbiamo preparare la nostra piccola e media impresa. Per questi motivi è necessario ridurre, il prima possibile e il più possibile, l’imposizione fiscale sulle imprese della nostra terra. La Regione che sogniamo dovrà fare i conti con la burocrazia. In un momento come quello che stiamo attraversando, in un periodo in cui i cittadini sono sempre più lontani dalla politica che impone tasse ma non si priva dei suoi privilegi, da una politica sempre più distante dai reali bisogni della gente, il Friuli – Venezia Giulia del futuro saprà agevolare le fusioni fra i comuni più piccoli cercando di renderli più efficienti e dimezzando, così, le cariche elettive e i loro costi. Gli assessori regionali da 10 passeranno ad 8 e i consiglieri regionali si diminuiranno gli stipendi almeno del 10% accordandosi per mettere un limite ai loro mandati, per evitare che la stessa persona ricopra la stessa carica per più di dieci anni e per agevolare il ricambio generazionale anche in politica.
Ma la Regione che vogliamo non è fatta solo di industrie e burocrazia. La Regione in cui viviamo è composta , in gran parte, da tutte quelle persone che si alzano alle cinque, alle sei o alle sette di mattina per andare a lavorare. Anche a loro, soprattutto a loro, speriamo pensi la futura classe dirigente. A chi non può permettersi le rette dell’asilo nido per i figli; a chi è costretto ad andare a lavorare sempre in ritardo perché la nostra rete ferroviaria raggiunge gli standard europei solo per i prezzi dei biglietti; a chi non riesce a raggiungere il posto di lavoro in macchina perché parcheggiare la propria auto è sempre più costoso.
La Regione che sogniamo è una Regione che si concentra sulle grandi strategie ma che è conscia di non poter permettersi di allontanarsi dai suoi cittadini, dal vero motore della sua macchina lavorativa. La Regione che vogliamo dovrà elevare al centro della sua azione il cittadino medio, quello di cui abbiamo appena parlato, quello che solitamente è il più ligio a pagare le tasse, quello per cui un treno puntuale, un parcheggio gratuito per andare a lavorare, un autostrada più sicura e più veloce, non sono poca cosa.
Il Friuli – Venezia Giulia di domani penserà diversamente ai suoi giovani. Amplierà la necessità di una rappresentanza giovanile a livello istituzionale ma si concentrerà di più sulle esigenze concrete dei giovani. Organizzerà momenti d’incontro tra le sue aziende e i suoi ragazzi per facilitare chi è alla ricerca di un impiego, realizzerà politiche per la famiglia in grado di aiutare più concretamente le famiglie giovani, cercherà di agevolare in ogni modo i ragazzi alla ricerca di una propria autonomia.
La Regione che sogniamo avrà ancora più a cuore il turismo e la cultura. Saprà continuare ad attrarre per le sue spiagge e per i suoi monti ma investirà ancora di più sulle sue città organizzando grandi eventi culturali in grado di attirare un pubblico vastissimo e non solo un pubblico d’élite. Come a Ferrara, come a Brescia, come a Treviso, così anche nelle nostre bellissime città arriveranno le mostre dei Matisse, dei Van Gogh e di tutti i grandi pittori. E a fianco a tutto questo il Friuli Doc, la festa di San Daniele, la Barcolana. Tutto quello che ricorda la nostra tradizione popolare, le nostre origini e il nostro modo di essere. Senza alcun senso d’inferiorità per chi crede che filosofia, arte moderna e multiculturalismo debbano per forza essere superiori ma con l’orgoglio di sentirsi un Popolo.
Ma il Friuli – Venezia Giulia non potrà essere solo tradizione. La nostra Regione dovrà preservare il Friulano e insegnarlo ai nostri figli, ma dovrà anche guardare al futuro, investire di più negli scambi interculturali tra studenti, favorire e agevolare lo studio delle lingue straniere, rafforzare ad ogni costo il ruolo delle sue Università, garantire a tutte le aziende la possibilità di accedere a internet ad alta velocità. E penserà all’ambiente, magari ricoprendo di panelli solari la maggior parte degli edifici pubblici ma senza fermarsi di fronte alla possibilità di avere una ferrovia ad alta velocità, un’autostrada più grande, un rigassificatore a garantirle più gas e più efficienza.
La Regione che vogliamo avrà una politica nuova, un uomo nuovo.
Un nuovo corso.